RaspberryPI – Desktop

Installiamo questa nuova distribuzione,
derivata da Debian 9 Stretch,
in un ambiente virtualizzato con
Oracle VirtualBox

Adatta a tutti gli utenti, anche ai più inesperti

Installiamo Raspberry PI Desktop
in VirtualBox

Il team di RaspberryPI, il famoso mini computer dal costo inferiore ai €40, ha recentemente rilasciato una nuova versione del suo Raspbian per PC e Mac.

Naturalmente questo significa che, chi volesse sperimentare RaspberryPI, potrà installare la stessa distribuzione anche in ambienti virtualizzati come VirtualBox di Oracle o su un normalissimo computer, anche ormai ritenuto obsoleto dai sistemi più moderni.

Con questo articolo iniziamo una nuova serie denominata Le guide di oculus.it che, spero, incontreranno i favori degli utenti. Ogni articolo sarà accompagnato da un documento in formato PDF che potrà essere scaricato GRATUITAMENTE tramite un semplice sistema in stile e-commerce. In questo modo, ogni utente, potrà decidere di scaricare i contenuti che più interessano e stamparli per tenerli a portata di mano come riferimento per ogni necessità futura.

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Cosa mi ha portato a scrivere una guida per l’installazione di questo sistema operativo?

La sua semplicità, la sua stabilità e, ultima ma non per questo meno importante, la leggerezza dell’ambiente che lo rende utilizzabile anche su vecchi PC e macchine virtuali.

La versione con la sola interfaccia terminale, ad esempio, occupa, appena installato, poco più di 35 Mb di RAM, con la modalità grafica in funzione, invece, poco più del doppio. La stabilità è garantita dalla base che è Debian 9 Stretch ed è compatibile con i PC a 32bit.

Inoltre, la virtualizzazione, permette di creare piccole macchine specializzate in uno o pochi servizi dandoci la possibilità di effettuare aggiornamenti periodici su cloni anziché lavorare su macchine di produzione.

Il mio primo esperimento mi ha portato ad installare, ad esempio, un sistema con server di posta elettronica SMTP per l’invio di newsletter. Il test è stato effettuato su un pacchetto di 1000 indirizzi e-mail e si è comportato benissimo. Rispetto ai normali server SMTP in dotazione con i vari pacchetti hosting, questo ha recapitato i messaggi a tutte le caselle di posta esistenti e, grazie ad altri tools open source, è stato possibile verificare dai log di sistema l’efficienza finale.

Naturalmente, ad occhi di utenti esperti, questa guida è essenzialmente una cosa inutile. Non tutti, però, sono in grado di installare un sistema operativo e con, questo documento, cercherò di aiutare, passo dopo passo, un qualsiasi utente ad installare velocemente il proprio RaspberryPI-Desktop.

Come procedere per iniziare?

Prima di tutto è necessario avere una macchina HOST (il computer ospitante) abbastanza potente da poter eseguire il numero di macchine virtuali che vogliamo creare ed utilizzare contemporaneamente. Il mio ambiente di test è stato costruito assegnando una sola CPU al sistema GUEST (la macchina virtuale) e soli 512Mb di RAM.

Sulla macchina HOST è necessario installare Oracle VirtualBox. Questo è possibile tramite i repository del sistema in uso o tramite i link per il download ufficiali forniti da Oracle.

Fare riferimento alle istruzioni presenti sul sito ufficiale per la configurazione del sistema di installazione o per scaricare la versione adatta al proprio computer.

Oracle VirtualBox è un software open source e può funzionare sulle maggiori distribuzioni Linux, Mac OS X e su computer Windows. È possibile eseguire il download direttamente dal loro sito:

http://www.virtualbox.org

Dopo aver installato l’ambiente per la virtualizzazione è necessario ottenere il file con l’immagine di installazione di Raspberry PI Desktop che è scaricabile direttamente dal server FTP del produttore.

https://www.raspberrypi.org/downloads/raspberry-pi-desktop/

Per comodità ho rinominato il file ISO appena scaricato in RaspberryPI-Desktop.iso e l’ho salvato in una cartella del mio PC.

Le immagini esplicative utilizzate in questo tutorial sono, naturalmente, generate su un sistema Linux con distribuzione KDE Neon.

Iniziamo con l’installazione!

Abbiamo tutto a disposizione per iniziare ad installare la nostra distribuzione.

Personalmente ho deciso di creare, prima di tutto, una installazione pulita ed aggiornata.

Questa servirà come base di partenza e conterrà il solo sistema operativo di base e personalizzato. Eventuali altre macchine virtuali verranno clonate da questa e riconfigurate esclusivamente per differenziare l’indirizzo IP di rete ed i pacchetti installati.

Facciamo partire il nostro VirtualBox ed iniziamo a creare l’ambiente per la nostra prima macchina virtuale.

In questa schermata vediamo in alto un menu ad icone e, subito sotto, una colonna attualmente vuota sulla sinistra e, al suo fianco, uno spazio nel quale, una volta configurata la prima macchina virtuale, verranno visualizzate le impostazioni relative al sistema virtuale creato.

La prima cosa da fare sarà quindi clikkare sul tasto Nuova per iniziare il processo di configurazione.

Nelle immagini seguenti si potranno seguire, passo dopo passo, tutte le indicazioni che ci porteranno ad avere il nostro sistema funzionante.

 

Diamo un nome alla macchina virtuale. Io ho scelto un classico RaspberryPI-Desktop, diamo come tipo Linux e come versione Debian a 32 bit.

In questo modo il PC virtuale si imposterà automaticamente con le giuste caratteristiche alle quali noi possiamo fare delle piccole modifiche.

 

In questa schermata possiamo assegnare la quantità di memoria necessaria al funzionamento della nostro sistema operativo.

Possiamo lasciare la dimensione consigliata di 768Mb oppure ridurla a 512Mb come ho fatto io. In qualsiasi momento sarà possibile decidere di modificare la quantità di memoria.

L’importante è non superare MAI la metà di quella disponibile nel sistema opstitante.

 

La macchina virtuale avrà anche un disco fisso virtuale. È il momento di crearlo con questa procedura guidata.

Il consiglio è quello di utilizzare il disco nel formato VDI che è quello nativo di VirtualBox.

Nel caso volessimo utilizzare la macchina virtuale su altri sistemi di virtualizzazione, potremo sempre convertire i dischi con un’apposita utility presente all’interno di VirtualBox.

 

Per occupare meno spazio possibile sul disco fisso fisico della macchina ospitante, è consigliabile attivare la funzione per l’Allocazione dinamica della risorsa.

In questo modo, anche se avessimo deciso di assegnare 100Gb di disco e ne avessimo utilizzati solo 4, quest’ultima sarà la dimensione che fisicamente occuperà il nostro hardisk virtuale.

 

Qui è possibile decidere il nome del file che conterrà il disco virtuale e la sua dimensione massima.

In questo esempio ho assegnato 32Gb, anche troppi secondo me, ma visto che verranno utilizzati dinamicamente, meglio abbondare.

Per terminare clikkare sul pulsante Crea e la macchina sarà quasi pronta a partire.

 

Ora che la macchina virtuale è stata creata non dobbiamo fare altro che modificare alcuni parametri.

Facciamo click con il tasto destro sul nome della nostra configurazione e selezioniamo Impostazioni dal menu a tendina.

Nella caratteristica Sistema, dobbiamo abilitare il PAE/NX.

 

Sulla voce Archiviazione selezioniamo il lettore CD-ROM che vediamo attualmente come Vuoto.

Negli attributi presenti nella finestra di destra clikkiamo sull’icona del CD e selezioniamo la voce Scegli un file di disco ottico virtuale.

Cerchiamo il file RaspberryPI-Desktop.iso che abbiamo scaricato dal sito ufficiale. Solitamente, in Linux, la cartella predefinita per i salvataggi è presente nella nostra home con il nome Downloads oppure, se in lingua italiana, Scaricati.

 

Ecco l’ultimo passaggio da configurare prima di far partire il nostro PC virtuale: selezioniamo la voce Rete, attiviamo la Scheda 1 (se non lo fosse già) e selezioniamo la voce Scheda con bridge all’interno della voce “Connessa a”.

Confermiamo le impostazioni con un click su OK e facciamo partire la macchina virtuale clikkando su Start.

 

Questa è la prima schermata che apparirà: il bootloader GRUB.

Scegliamo la voce Install e diamo invio con la tastiera. Se si desidera un’installazione grafica possiamo scegliere Graphical install.

Per motivi di leggerezza scelgo la versione testo e, da ora in poi, utilizzeremo solo la tastiera.

 

I passi successivi sono molto intuitivi.

In questa schermata dovremo scegliere la lingua del sistema operativo.

Usiamo i tasti cursore per selezionare Italiano e diamo conferma come sempre con il tasto Invio.

 

È il momento di partizionare il disco virtuale.

Se non abbiamo particolari esigenze consiglio di selezionare la prima riga Guided – Use entire disk e di procedere quindi premendo Invio.

Come si può intuire, in questo modo, approfittiamo della procedura guidata che utilizzerà l’intero disco virtuale per l’installazione del sistema operativo.

 

Avendo creato un solo disco virtuale, in questa schermata troveremo soltanto una voce da confermare con il tasto Invio.

 

Sempre se non si hanno particolari esigenze, è consigliabile selezionare la voce All files in one partition (recommended for new users) e confermare con il tasto Invio.

Spesso, nei sistemi linux, si tende a mettere alcune cartelle di sistema in partizioni separate. Nel nostro caso, con un disco così piccolino, conviene lasciare Tutto in una partizione (raccomandato per i nuovi utenti).

 

Ora verrà visualizzato un riepilogo del partizionamento che andrà confermato selezionando la voce Finish partitioning and write changes to disk e tasto Invio.

È il momento di informare il sistema di installazione che il partizionamento è stato deciso e di scrivere definitivamente la tabella delle partizioni sul disco virtuale.

 

Il partizionamento di un disco, che sia virtuale o fisico, è sempre un’operazione delicata. Per questo viene richiesta la doppia conferma.

Ricontrolliamo le impostazioni e diamo conferma selezionando la voce Yes seguita dalla pressione del tasto Invio.

 

Questo è uno di quei momenti in cui si può benissimo pensare di prendere una pausa per un caffè.

Cosa sta succedendo in questo momento?

Il sistema di installazione sta provvedendo a copiare tutti i files necessari al funzionamento del nuovo sistema operativo sul disco fisso virtuale.

La velocità di esecuzione di questo particolare passo dipende esclusivamente dalla potenza del sistema ospitante HOST.

 

Questa è una delle tante cose importanti da eseguire: l’installazione del GRUB Loader.

Il Grub è colui che permette al sistema di essere caricato al momento in cui si avvia il computer, virtuale o reale che sia, e va installato nel Master Boot Record del disco principale.

Se per errore saltiamo questa procedura, tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora non sarà servito a nulla e dovremo ripetere l’installazione dall’inizio. Perché viene chiesta questa cosa se è obbligatoria? Semplicemente perché Linux può essere installato in più partizioni e, di conseguenza, viene lasciata all’utente finale la decisione di dove installare il Grub Loader.

Selezioniamo Yes e proseguiamo con il passo successivo.

 

Nel nostro caso il disco è uno solo e, quindi, dovremo selezionare la voce /dev/sda e confermare come sempre con il tasto Invio.

 

Adesso verranno installati quindi il GRUB e verrà fatta una pulizia post-installazione dai files che non servono più.

 

Quando apparirà questa schermata, l’installazione sarà finalmente terminata e si potrà procedere al riavvio della macchina virtuale per entrare finalmente nel nuovo sistema operativo.

Attenzione: le versioni più attuali di VirtualBox “espellono” automaticamente il CD-Rom virtuale.

Se questo non dovesse accadere, andrà espulso manualmente per evitare che riparta la procedura di installazione.

 

Al riavvio ritroveremo una nuova schermata di GRUB Boot Loader.

Questa volta è in puro stile Debian (con sfondo grafico) e starà ad indicare che sta per partire il nuovo sistema operativo.

 

Lo splash screen di Raspberry PI Desktop ci accoglie per darci il benvenuto, ancora pochissimi istanti (una buona velocità del computer HOST è determinante per ridurre i tempi di avvio del sistema ospite) e potremo godere dell’ambiente ultraleggero di Raspberry PI.

 

Questo è l’ambiente grafico predefinito di RaspberryPI.

Troviamo la classica scrivania con sfondo personalizzable, un bel cestino per i file eliminati, il tasto per accedere al menu, con l’immancabile lampone del logo, i collegamenti veloci a Chromium, File manager e Terminale e, nella parte in alto a destra, una taskbar con strumenti utili come il configuratore di rete, volume audio, bluetooth (se disponibile nel sistema HOST), indicatore di carico della CPU, ora di sistema, stato della batteria e il tasto Eject per espellere eventuali dischi esterni o memory card montate durante l’uso.

È arrivato il momento di eseguire alcuni aggiornamenti e configurazioni sul sistema installato.

Configuriamo il nostro RaspberryPI Desktop

Prima di procedere alla clonazione di questo ambiente, mi permetto di consigliare di effettuare una serie di regolazioni sulle impostazioni predefinite in modo da avere a disposizione una macchina di base perfettamente pronta all’uso in eventuali ambienti duplicati. La clonazione di una macchina virtuale preconfigurata è sicuramente più veloce di una nuova installazione e configurazione partendo da zero.

Per prima cosa accediamo all’utility di sistema RaspberryPI Configuration che ci permetterà di impostare velocemente la password dell’utente attuale “pi”, abilitare il server SSH per accedere in modo veloce da remoto, impostare la Lingua Italiana e il fuso orario corretto.

Apriamo il Menu Lampone e selezioniamo la voce Preferences / RaspberryPI Configuration

Clikkiamo su Change Password per inserire una password per l’utente pi e, se non volessimo l’autologin, spuntare la relativa voce

Abilitiamo il server SSH per l’accesso remoto in modalità terminale, molto utile quando si lavora con un RaspberryPI virtualizzato e non vogliamo esagerare con le risorse hardware

Nella cartella Localisation impostiamo la lingua Italiana e anche Italia nel campo Country

Lasciare invariato il Character Set

Modifichiamo il Timezone inserendo come Area l’Europa e come località Roma

Nel caso si utilizzasse un Raspberry vero o questo sistema operativo su un PC reale con interfaccia Wi-Fi, è necessario impostare anche la località Italy all’interno della relativa voce

Terminate le operazioni di configurazione, RaspberryPI Desktop, chiederà di riavviare il sistema. Per ora rispondiamo con NO e andiamo avanti con altre piccole impostazioni.

Tra le cose da fare, prima di poter definitivamente dire che la nostra base è pronta, è aggiornare il sistema operativo con le ultime novità di sicurezza dei software installati.

Configuriamo la connessione di rete

Configuriamo prima di tutto la nostra connessione di rete clikkando con il tasto destro sull’icona con le due freccette presente nella taskbar in alto a destra (vedi foto) e scegliamo la voce Wireless and Wired Network Settings.

Supponiamo di avere una rete 192.168.0.xxx. metteremo un indirizzo statico libero nella voce Ipv4, ad esempio 192.168.0.100, l’indirizzo del router per la connessione ad internet (normalmente 192.168.0.1 o quello che utilizzate nel vostro ambiente) ed il DNS Server che, per comodità, possiamo impostare sul server principale di Google 8.8.8.8, quelli di openDNS 208.67.222.222 o quelli forniti dal vostro provider internet.

Ora che siamo collegati ad internet possiamo dare il comando di aggiornamento nella finestra del terminale:

sudo apt update && sudo apt -y upgrade && sudo apt -y dist-upgrade

Giusto il tempo di scaricare da internet tutte le informazioni, di installarle e finalmente avremo terminato tutte le operazioni riguardanti il sistema operativo.

VirtualBox Guest Additions

Per sicurezza, però, sarebbe utile installare anche le Guest Additions di Virtual Box.

Questo perché si possono aggiungere, al nostro sistema installato, drivers e utility che ci permetteranno di utilizzarlo al meglio; praticamente è un’ottimizzazione del sistema per la macchina virtuale.

Per farlo selezionare il menu Dispositivi e poi la voce Inserisci l’immagine del CD delle Guest Additions e, successivamente, apriamo una finestra di terminale e digitiamo i seguenti comandi:

sudo su
mkdir ~/Vbox
cd ~/Vbox
cp -R /media/cdrom/* .
./VboxLinuxAdditions.run

Attendere il completamento e finalmente sarà possibile riavviare il sistema!!

Al login basterà digitare la password scelta in fase di configurazione (l’utente pi è già impostato nella finestra di login) e saremo pronti ad utilizzare RaspberryPI-Desktop.

Per salvare la situazione consiglio di eseguire una clonazione della macchina virtuale.

Per farlo basterà uscire dal sistema operativo, ovvero spegnere RaspberryPI- Desktop e, dalla finestra di VirtualBox clikkare sul nome della macchina virtuale e scegliere l’opzione CLONA dando un nome e selezionando l’opzione Clone Completo.

Ora che ho una macchina virtuale come questa cosa posso farci?

La prima cosa che si può fare con una macchina virtuale di questo tipo è sicuramente usarla come RaspberryPI-Desktop, per vedere come è fatto, per scoprire cosa può fare, per smanettare allegramente senza fare danni su un sistema di produzione, ovvero un sistema che si usa normalmente come ambiente lavorativo principale.

Tra le altre cose, gli utenti più smaliziati, possono iniziare a configuarci servizi utili come server web Apache, database MySQL, server di posta Postfix/Dovecot, servizi FTP, centralini SIP Asterisk e tante tante tante altre cose.

Nelle prossime guide vedremo come configurare alcuni di questi server e come utilizzarli al meglio in ambito lavorativo o casalingo.

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E tu che farai? Poverai ad installarlo in VirtualBox o su un vecchio PC?

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