Chrome OS Official & Android Apps sul tuo PC

Chrome OS Official & Android Apps sul tuo PC

DISCLAIMER / LEGGERE ATTENTAMENTE!!
Questo articolo mostra come installare, a solo scopo informativo e di studio o valutazione, la versione ufficiale di Chrome OS con il supporto alle applicazioni Android su un computer recente tramite Brunch.
Non è consigliabile farlo ed è preferibile utilizzare la versione Chrome OS Flex ufficiale di Google (senza supporto Android) per evitare di violare eventuali diritti d’autore e perché, con questa procedura, si ottiene un sistema instabile e non utilizzabile in ambienti di produzione.

Google ormai è diventato un marchio che è amato oppure odiato. Bisogna dire però che è un marchio che realizza prodotti e servizi interessanti.

I Chromebook sono, a parer mio, dei computer validi per molti tipi di utenza, soprattutto per quelli che hanno la sola necessità di modificare documenti, stamparli, navigare in internet e gestire la propria corrispondenza elettronica.

Punto a favore dei Chromebook, rispetto ai personal computer portatili standard, è che non montando il sistema operativo Windows sono notevolmente più protetti da malware e virus. Inoltre la sincronizzazione dei files con il proprio account Google è nativa ed attiva da subito.

Si aggiornano automaticamente alla versione stabile più recente, sono veloci e quasi tutti supportano nativamente le applicazioni Android in modo nativo con tanto di Google Play Store al suo interno.

Recentemente Google ha acquisito Neverware, che produceva una versione di Chrome OS basata sul browser Chrhomium, ed ha rilasciato una versione lite di Chrome OS denominata FLEX.

Alcuni utenti però hanno studiato il modo di installare Chrome OS nativo su qualsiasi PC abbastanza moderno.

Cosa serve per iniziare?

Per installare Chrome OS su un normale computer (che sia portatile o fisso poco importa) è necessario un computer di destinazione abbastanza moderno sul quale poter fare piazza pulita del disco presente.

Consigliamo comunque di iniziare dalla versione live di Chrome OS per verificarne la compatibilità con il sistema di destinazione.

Per creare la chiavetta di installazione è necessario operare su un computer con sistema operativo Linux Ubntu o derivata ed avere dimestichezza con i comandi da terminale.

Tutto pronto? Si parte!

Assicurarsi di avere a disposizione tutte le utility necessarie. Per questo installare:

sudo apt install pv cgpt

Scaricare i seguenti files e decomprimerli tutti nella stessa cartella:

  • Sebanc Brunch – il mod che permette di trasferire un’immagine ufficiale di ChromeOS su una chiavetta o su un disco fisso.
  • Se il computer di destinazione non avesse un BIOS UEFI è necessario scaricare anche il file Brunch MBR Support.
  • Scaricare l’immagine di ripristino ufficiale di Chrome OS ultima versione disponibile scegliendo:
    rammus per PC Intel dalla 1° alla 9° generazione;
    volteer per PC Intel dalla 10° generazione in poi;
    zork per PC AMD Ryzen.
    Dopo aver estratto il file dall’archivio compresso rinominarlo in chromeos.bin.

Una volta decompressi tutti nella stessa cartella, identificare il device della propria chiavetta USB (di capienza di almeno 16Gb) con il comando:

sudo blkid

digitare, da una finestra di terminale, il seguente comando:

sudo bash chromeos-install.sh -src chromeos.bin -dst /dev/sdX

dove sdX è l’identificativo della chiavetta USB da scrivere.

ATTENZIONE!! Un errore in questo comando potrebbe azzerare i dati presenti in altri dischi o chiavette collegati al PC.

Dopo diversi minuti la chiavetta sarà pronta e si potrà inserire nel PC destinato a Chrome OS per testarne il funzionamento.

Effettuare il BOOT con la chiavetta inserita e fare riferimento al BIOS del proprio PC per forzare il caricamento da unità esterne. Per comodità ecco un piccolo schema contenente le modalità standard dei produttori più famosi.

Funziona tutto? Ti piace? Installiamolo sul disco fisso!

Se tutto funziona alla perfezione, ovvero vengono correttamente riconosciuti scheda video, wi-fi, scheda di rete, ecc. ecc. si può pensare di installare in modo definitivo questo sistema operativo sul PC di destinazione.

Basterà ripetere le operazioni appena descritte partendo da una Linux Live di Ubuntu o derivata.

Naturalmente in questo caso il comando seguente dovrà puntare sul device del disco interno che, nel caso di un sistema a singolo disco, sarà presumibilmente /dev/sda.

ATTENZIONE!! Questa operazione cancellerà totalmente il disco di destinazione.

sudo bash chromeos-install.sh -src chromeos.bin -dst /dev/sdX

indicando con /dev/sdX l’unità fisica dove effettuare l’installazione.

Questa volta la velocità di scrittura dell’immagine del sistema operativo sul disco sarà notevolmente più veloce, soprattutto in caso di utilizzo di un disco SSD.

Al termine dell’operazione basterà effettuare il reboot del computer e iniziare a godersi il nuovo sistema operativo.

Conviene usare Chrome OS invece di Chrome OS Flex?

Come detto all’inizio, questa versione di Chrome OS sarebbe da utilizzare solo a titolo di studio ed informazione. Le considerazioni da fare per la scelta della versione da utilizzare potrebbero essere queste:

Utilizzo di Chrome OS esclusivamente per navigazione web e webapp?
In questo caso è consigliatissimo utilizzare Chrome OS Flex che è nato in modo specifico per essere installato su computer standard. Avrete un’esperienza migliore e più stabile.

Utilizzo di Chrome OS e Applicazioni Linux
Anche in questo caso è consigliatissimo utilizzare Chrome OS Flex in quanto, in entrambi i casi, il supporto del container Linux è in fase di Beta Testing ed è alquanto instabile sia nella versione ufficiale che nella versione modificata con Brunch. In quest’ultima è addirittura più instabile e, dopo un eventuale aggiornamento, lo diventa ancora di più fino all’impossibilità di utilizzare l’ambiente.

Utilizzo di Chrome OS e Applicazioni Android
L’unico modo è utilizzare la versione Chrome OS modificata con Brunch che abbiamo descritto in questo articolo. Attenzione però perché dovrete fare i conti con eventuali incompatibilità delle applicazioni android, blocchi delle applicazioni stesse o impossibilità di farle partire.
In questo caso il migliore consiglio è l’acquisto di un Chromebook ufficiale che non dovrebbe soffrire di questo tipo di problemi (ma non ho avuto modo di testarne uno dal vivo).

In conclusione…

Dopo tutte le valutazioni e le prove effettuate poter provare un vero Chrome OS può essere utile come fase preliminare prima dell’acquisto di un Chromebook originale ma non è consigliabile per un utilizzo giornaliero.

Utilizzare Chrome OS Flex invece può essere utile per far rinascere un computer ormai destinato al fine vita ed ottimo per figli, genitori o noi stessi. Nessuno si lamenterà di rallentamenti di sistema, di malware e virus.

Questo articolo è stato scritto utilizzando Chrome OS modificato con Brunch in modalità live.

Voi utilizzate un Chromebook? Avete provato questa procedura e volete condividere le vostre opinioni? Scrivete un commento qui sotto e parliamone insieme.

CasaOS – Il tuo cloud personale

CasaOS – Il tuo cloud personale

Siete utenti di servizi tipo DropBox, iCloud, Google, Amazon Photo, ecc.?

Alcuni di questi offrono “gratuitamente” (in corsivo e tra virgolette perché niente è gratis purtroppo) il servizio, anche se limitato, altri invece sono totalmente a pagamento.

Il problema è sempre che i dati sono in mano a terze parti che potrebbero, da un momento all’altro, dismettere il servizio e lasciarvi “a piedi”.

Il sistema migliore per avere i vostri dati a sempre disposizione è tenerli su un server di vostra proprietà e CasaOS è uno dei sistemi più semplici da installare.

Cosa serve?

CasaOS può essere installato su diverse tipologie di hardware (RaspberryPI, PC e molti altri) ma, per eseguire un test del sistema prima di metterlo in produzione si può fare una prova anche virtualizzandolo su VirtualBox.

Il dispositivo deve avere un indirizzo IP statico nella rete: mettiamo il caso che sia 192.168.1.39 (lo utilizzerò) negli esempi.

Come si installa?

L’installazione è molto semplice. Non si tratta di un vero e proprio sistema operativo, come il nome potrebbe far credere, ma di una serie di applicazioni che funzionano in Container Docker.

Partiamo quindi da un sistema Ubuntu o Debian base e digitiamo, in una finestra di terminale, il comando:

sudo apt install curl

curl -fsSL https://get.casaos.io | bash

Non resta che attendere qualche minuto la fine del processo di installazione ed utilizzare un qualsiasi browser per entrare nel sistema.

Digitare quindi, nella barra di ricerca, l’indirizzo http://192.168.1.39 ed iniziare la prima configurazione seguendo le semplicissime istruzioni a video. Alla fine visualizzeremo una pagina web come questa in foto.

Applicazioni

Le applicazioni preinstallate sono esclusivamente lo store, contenente i docker preconfigurati, e la sezione file.

Troviamo le più famose tra le quali Syncthing, Nextcloud, HomeAssistant, PiHole, PhotoPrism, Plex e tante altre.

L’applicazione che più mi piace è Jellyfin che trasformerà il vostro browser in un completo media center.

Per il resto è tutto personalizzabile e con un minimo di conoscenza del sistema docker (e vi assicuro che le mie conoscenze in fatto di container è pari a zero) sarà possibile installare qualsiasi applicazione.

Basterà entrare nel sistema di installazione manuale ed indicare il nome dell’immagine Docker che si vuole installare.

Ad esempio, nel mio CasaOS, ho installato i container ufficiali di MySQL e di WordPress che funzionano egregiamente. Basterà configurare le porte dell’Host e del Container ed eventualmente qualche variabile d’ambiente.

Queste informazioni sono solitamente inserite nella descrizione del Container nel sito hub.docker.com.

Conclusioni

Sicuramente questo è uno dei sistemi più semplici per mettere in funzione un server casalingo.

Il sistema si auto-installa in una distribuzione Debian/Ubuntu based ed è attivo in pochissimi minuti.

E voi avete un vostro sistema di gestione di un cloud casalingo? Parliamone nei commenti.

Chrome OS Flex & Linux

Chrome OS Flex & Linux

Sapevate che sul nuovo sistema operativo di Google Chrome OS Flex, di cui abbiamo parlato in questo articolo, si possono installare applicazioni Linux?

Purtroppo non è dato sapere se sarà possibile, in futuro, installare anche le applicazioni Android, come accade per i Chromebook originali, ma già avere a disposizione le applicazioni di Linux è un ottimo punto di partenza.

Attualmente la virtualizzazione Linux è solo in versione BETA e potrebbero venire fuori problemi già in fase di installazione.

Come attivare Linux?

Per attivare la macchina virtuale Linux è necessario prima di tutto attivare, a livello BIOS/UEFI, il supporto per la virtualizzazione. Mancando questa caratteristica non apparirà il relativo menu nelle impostazioni di Chrome OS Flex.

Inoltre il sistema di Google deve essere installato sul computer, quindi non funzionare in modalità live e devono essere disponibili almeno 10Gb di spazio archiviazione.

Una volta soddisfatte queste due minime richieste è possibile aprire le impostazioni di Chrome OS Flex clikkando sull’orologio in basso a destra e poi sull’icona dell’ingranaggio, e clikkare, sulla colonna di sinistra, sulla voce Avanzate e poi sul link Sviluppatori.

A questo punto, premendo il tasto Attiva e seguendo le istruzioni a video, verrà scaricato il container Linux e, se tutto andrà a buon fine, sarà disponibile l’ambiente terminale.

Aprendo l’applicazione terminale, se apparirà la scritta penguin, si potrà accedere al sottosistema Linux.

Nel caso in cui non dovesse apparire il pinguino??

Ogni volta che ho tentato l’installazione del container Linux, questa non è andata a buon fine. Per risolvere il problema ho trovato queste istruzioni nei forum di assistenza:

Aprire la finestra di terminale crosh utilizzando la sequenza di tasti CTRL-ALT-T.

A questo punto digitare, in sequenza, i seguenti comandi:

  • vmc start termina
  • lxc list
  • exit
  • vmc container termina penguin

Ignorare l’errore del secondo comando e, nel caso in cui anche l’ultimo restituisca un errore, ritentare nuovamente con lo stesso. Al termine delle operazioni chiudere la finestra di crosh.

Riaprire l’applicazione terminale e controllare se sia presente la scritta penguin. Nel caso non fosse ancora presente, l’ultimo tentativo da effettuare è clikkare su Gestisci, rimuovere il container Linux e ritentare l’installazione da ambiente grafico.

Solitamente, dopo questo passaggio, apparirà la finestra di terminale Linux dove si potranno impartire i classici comandi che si usano negli ambienti debian/ubuntu:

  • sudo apt update
  • sudo apt install nome_del_pacchetto

Ad esempio, per installare il programma di fotoritocco The Gimp, basterà impartire il comando:

  • sudo apt install gimp

Le icone per lanciare le applicazioni Linux verranno raccolte in un gruppo chiamato App Linux

Sul PC di test dove ho eseguito l’installazione di Chrome OS Flex e del relativo ambiente Linux sto provando ad installare un desktop environment, per la precisione Gnome, per vedere se sia possibile utilizzarlo o no. EDIT-L’ambiente grafico non funziona! Nel frattempo, come si vede dall’immagine qui sopra a destra, ha iniziato a scaricare una serie di applicazioni che fanno solitamente parte dell’ambiente grafico.

Scoprirete il risultato di questo esperimento in un prossimo articolo qui su oculus.it.

Conclusioni

Applicazioni Linux su Chrome OS Flex

Sicuramente, per noi amanti del pinguino, avere un sistema operativo tipo Chrome OS Flex di Google con il supporto per le applicazioni Linux è il minimo che possiamo chiedere.

A seconda della velocità del disco, sempre meglio un SSD, e della potenza del computer, la partenza della macchina virtuale Linux è comunque abbastanza veloce e fluida.

Le applicazioni funzionano bene ed i dati vengono salvati all’interno del disco virtuale creato dal container. Nel caso in cui il disco non fosse stato creato abbastanza capiente per il nostro uso, dal menu di gestione della macchina virtuale sarà possibile dimensionarlo a piacere.

Se per caso Google mettesse a disposizione anche le applicazioni per Android sarebbe un bel colpo e molti utenti sarebbero invogliati a migrare al nuovo sistema Chrome OS Flex.

E voi avete provato Chrome OS Flex? Cosa ve ne pare? Scrivetelo nei commenti e dateci un vostro feedback sul sistema di casa Google.

Chrome OS Flex – Il sistema operativo che resusciterà i vostri vecchi PC o Mac!

Chrome OS Flex – Il sistema operativo che resusciterà i vostri vecchi PC o Mac!

Mamma Google, odiata da tanti e amata da tanti altri, dopo l’acquisizione di Neverware che aveva iniziato a distribuire CloudReady, un Chrome OS basato sul progetto open source Chromium, ha deciso di regalare (lo so… nessuno regala niente, c’è sempre qualcosa che paghiamo in qualche modo) una versione molto performante per far rinascere i vecchi PC o Mac (anche di 10 anni) trasformandoli in una sorta di Chromebook!

Basta con i sistemi operativi basati su Chromium, spesso Made in China, con problemi di stabilità ad ogni angolo. Ora il nostro vecchio computer diventerà un vero e proprio Chromebook!

Niente di più geniale direi. In questo modo Google permette a tutti di provare e di utilizzare il proprio sistema operativo salvaguardando l’ambiente evitando di trasferire in discarica moltissimi pezzi di antiquariato informatico.

In realtà viene consigliato un PC a 64 BIT con almeno 4 Gb di RAM ma, nelle specifiche, si parla anche di computer con un solo Giga (non ho ancora provato) e attualmente l’ho installato su un Intel i5 con 3Gb di RAM e funziona benissimo.

Di cosa hai bisogno per iniziare?

La cosa principale di cui si necessita è una chiavetta USB con capacità di almeno 8Gb. Poi servirà un Chromebook, un sistema Windows o un sistema Mac, con Chrome Browser installato, per creare il supporto di installazione.

Purtroppo attualmente non è supportato Linux, questa cosa mi fa girare parecchio l’anima e mi chiedo il perché visto che Chrome OS Flex è basato sul sistema del pinguino, e spero che presto risolveranno la questione.

In realtà esiste uno script da linea di comando per scaricare l’immagine del disco ma non vi ho trovato la versione di Flex per PC & Mac.

A questo punto si dovrà installare un’estensione del browser Chrome chiamata Chromebook Recovery Utility, ed eseguirla.

Inserire la chiavetta USB nel PC e ATTENZIONE!!! Tutti i dati presenti nella chiavetta saranno cancellati!!! (mi sembra il minimo e non dovrei nemmeno dirlo ma …. non si sa mai!)

Apparirà una finestra come questa in figura dove si dovranno selezionare le voci Google Chrome OS Flex e Chrome OS Flex.

Continuando verrà eseguito il download del sistema operativo e verrà scritto sulla chiavetta USB.

Al termine della creazione, a seconda della connessione e della velocità di scrittura della memoria USB potrebbero volerci dai 5 minuti a molto di più, potrai togliere la chiavetta ed inserirla nel computer dove vuoi provare Chrome OS Flex.

Fare il boot di Chrome OS Flex?

Ogni computer è diverso e, di conseguenza, il modo per far partire il sistema operativo presente su una unità esterna cambia da marca a marca. Google ci viene in aiuto e ci mostra la sequenza di tasti che comunemente vengono utilizzati sui PC di vari produttori.

Basterà premere il tasto corrispondente al proprio dispositivo all’accensione, appena apparirà la schermata con il logo del produttore, e selezionare, dal menu che apparirà, la voce contenente la marca della chiavetta.

Dopo il boot verranno chieste alcune informazioni: l’accettazione delle condizioni di uso del sistema operativo, il collegamento alla rete Wi-Fi (se non si è già connessi via cavo), se si vuole provare o installare (consiglio vivamente di testare con la versione live prima di installare), se il sistema lo userà un bambino o un adulto e tante altre cose, compresa l’attivazione dell’assistente Google che risponderà alle nostre domande se lo chiamaremo con “Hei Google!”.

Dopo essersi loggati con il proprio account Google, la nostra e-mail e password di GMail per intenderci, apparirà, in tutto il suo splendore, il desktop di Chrome Os Flex.

A questo punto non resta che provare ad utilizzarlo e vedere se è compatibile con le nostre periferiche, se fa al caso nostro, se merita o meno di installarlo in modo definitivo sull’hardisk del nostro PC*.

* Perché un asterisco? Perché l’installazione è la nota dolente di questo sistema operativo. Per semplificare le operazioni agli utenti meno esperti durante l’installazione NON VERRÀ CHIESTO in quale unità installarlo e quindi, da una prova che abbiamo effettuato, verrà cancellato il primo disco. È quindi importante farlo solo su computer contenenti un solo disco che ci possiamo permettere di cancellare. Meglio sempre fare una copia dei dati importanti… non si sa mai!!

Che applicazioni puoi installarci?

Il parco applicazioni è molto ampio. È quello che normalmente si trova nel Web Store di Google. Purtroppo, rispetto ad un Chromebook originale, non è disponibile il sottosistema Android per l’installazione delle App dal Google Play Store.

Però c’è una sorpresa per quelli come me: se nel BIOS/UEFI è presente ed attivo il settaggio relativo alla Virtualizzazione, dalle impostazioni di Chrome OS Flex sarà possibile installare una versione di Ubuntu Linux ed utilizzare tutte le applicazioni presenti sui loro repository o comunque pacchettizzate per funzionare con Ubuntu e derivate: Gimp, Inkscape, Thunderbird e migliaia di altre.

Linux avrà un suo spazio disco dedicato che potrà essere esteso o ridotto con un semplice click nelle impostazioni della macchina virtuale.

Chissà se in un prossimo futuro Google ci regalerà anche il Play Store con le applicazioni Android.

Conclusioni e considerazioni personali

Da quando è nato Chromebook ho provato tutti i cloni possibili ed immaginabili presenti nel web. Ogni volta ho dovuto desitere perché una non vedeva la scheda Wi-Fi, un’altra distribuzione non era compatibile con la scheda grafica, altre ancora funzionavano correttamente fino al momento di piantarsi sul più bello.

Ormai ci avevo rinunciato. Quando avevo letto di questo progetto di Google avevo intuito che fosse l’ennesimo sistema malfunzionante e magari anche a pagamento. Lo stesso CloudReady non mi aveva entusiasmato per niente!

Attualmente sto scrivendo questo articolo dal mio vecchio Intel i3 con 8Gb di RAM e con Google Chrome OS Flex su chiavetta USB3.

Tutto funziona in modo fluido, posso scrivere anche in 日本語 e l’installazione della tastiera per la lingua giapponese è stata facile e velocissima (alla faccia delle controparti Linux e Windows).

L’utility preinstallata per l’acquisizione degli screenshot è spettacolare e permette di catturare schermate intere, regioni rettangolari, registrare video dello schermo anche con la sovrapposizione del video proveniente dalla webcam.

Direi che è un ottimo prodotto e spero che Google non lo dismetterà come ha fatto in passato con tantissimi altri progetti.

Non lo metterò sul mio vecchio i3 perché è ancora ben funzionante con Linux ma lo proverò sicuramente su altri “pezzi da museo” (per non dire “pezzi da discarica”) che possiedo.

Un voto da 1 a 10? Direi un bellissimo 8 che potrebbe diventare un 10 se Google ci regalerà anche le applicazioni Android.

E voi che ne pensate? Siete curiosi di provare Chrome OS Flex? Rispondete nei commenti con le vostre considerazioni.

OpenNode – Accettare pagamenti BITCOIN online anche con WooCommerce

OpenNode – Accettare pagamenti BITCOIN online anche con WooCommerce

È inutile negarlo: BITCOIN fa parlare di se ogni giorno ed è diventato quasi una consuetudine accettare pagamenti in questa valuta in molte parti del mondo sia per beni digitali che per beni fisici acquistati presso negozi al dettaglio.

Ci sono molti modi, alcuni dei quali anche “fai da te”, per poter accettare pagamenti e donazioni in BITCOIN.

Per quanto riguarda le donazioni, il metodo più semplice per ricevere importi in valuta digitale, è quello di condividere l’indirizzo del proprio portafoglio crypto sperando che qualcuno lo utilizzi per inviare denaro virtuale.

Il problema delle commissioni è sempre alla porta: chi paga in BITCOIN si accolla le commissioni che, a seconda dell’exchange o del portafoglio utilizzato, possono essere più o meno alte.

Una soluzione a questo problema può essere il portafoglio su rete Lightning di Bitcoin. Questa rete è nettamente più veloce rispetto alle operazioni tradizionali on-chain e spesso è totalmente priva di commissioni o quasi.

Cosa può fare per noi OpenNode

Tengo a precisare che non ho alcun collegamento con lo staff di OpenNode e che sto soltanto mostrando ciò che ho scoperto durante i miei viaggi virtuali sulla rete internet sempre alla ricerca di novità interessanti e poco conosciute.

Chi è OpenNode: è una società californiana che ha creato uno dei tanti sistemi di interfacciamento per i pagamenti online tramite Bitcoin on-chain e Bitcoin su rete Lightning.

Mentre di intermediari che effettuano operazioni sulla rete standard di Bitcoin se ne trovano molti, chi svolge attività anche sulla rete veloce ed economica denominata Lightning risulta ancora molto raro.

È vero che la rete Lightning non è molto conosciuta e sviluppata, ma sta crescendo sempre di più e sempre più wallet la stanno iniziando a supportare.

OpenNode ha anche creato le interfacce per collegare i maggiori software di e-commerce al proprio sistema di pagamento. Tra questi troviamo WooCommerce, famoso software gratuito di gestione del negozio online.

Plug-in disponibili per i maggiori software di e-commerce

Con OpenNode il negoziante può decidere di riscuotere in Bitcoin oppure direttamente nella propria valuta locale.

Come funziona?

Il funzionamento è molto semplice:

  • creare prima di tutto un account su OpenNode;
  • eseguire subito il KYC (il riconoscimento tramite documenti) che può essere fatto sia da un soggetto privato che da una società. Attenzione: questa procedura è molto minuziosa e si consiglia di seguire attentamente le cose che vengono richieste per evitare lungaggini burocratiche. Senza questa operazione non sarà possibile riscuotere dalla piattaforma;
  • installare il plugin di OpenNode sul proprio sito WordPress con WooCommerce;
  • creare dalla dashboard di OpenNode una API KEY e-commerce che servirà per interfacciare il software di riscossione al carrello di WooCommerce e copiare/incollare tale chiave all’interno della configurazione del plug-in;

A questo punto, dopo aver attivato il sistema di pagamento crypto su WooCommerce, tutto è pronto per la riscossione in Bitcoin.

Il venditore riceverà il pagamento, in Bitcoin o in valuta standard, con una commissione dell’ 1% sul totale transato. Ovvero, in caso di pagamento di € 100, verranno inviati al venditore il corrispondente in Bitcoin o in Euro di € 99.

Una commissione bassissima che ogni venditore è già abituato a pagare per i classici pagamenti con carta di credito.

Essendo una società Californiana, naturalmente, ci sono dei minimi richiesti per il bonifico, attualmente intorno a € 107,50, ed una cifra minima da pagare per il bonifico che attualmente è di € 7,50.

Nel caso di noi dell’area EURO conviene, probabilmente, richiedere il trasferimento dei BTC su rete Lightning oppure on-chain e poi fare la conversione in euro nel momento favorevole con un exchange italiano.

Altre modalità di pagamento: le donazioni!

Utilizzare un sito di questo tipo per i pagamenti offre sicuramente un aspetto più professionale e sicuro per chi acquista o per chi dona.

OpenNode offre anche la possibilità di creare dei link o bottoni di pagamento con valori preimpostati o con campi liberi.

Ad esempio, il pulsante qui sotto, permetterà di inviare una donazione di 1000 satoshi ad Oculus.it in modo istantaneo.

Conclusioni

Grazie a questo sistema è possibile inviare pagamenti di pochi centesimi di euro (pochi satoshi) grazie alla rete Lightning o più cospicui in modo semplice e veloce.

Attualmente ho solo effettuato una prova di pagamento di pochi satoshi (solo 9, ovvero 0,00000009 BTC) dal mio portafoglio bitcoin su rete Lightning e, dopo aver concluso il KYC, li ho ritrasferiti.

Non posso garantire che questo sito funzioni bene anche con pagamenti più alti, come dicevo all’inizio non ho alcun collegamento diretto con loro, però, a giudicare dalla minuziosità del procedimento KYC e dal grande lavoro che c’è dietro a tutto questo, sembra una società seria.

Ti è piaciuto questo articolo?

Se questo articolo sui pagamenti Bitcoin ti è piaciuto puoi optare per effettuare una donazione! In questo modo potrai vedere il funzionamento reale di OpenNode e renderti conto se può fare comodo o meno al tuo modello di business.

Per donare in Bitcoin puoi usare il tasto qui sotto che ti permetterà di scegliere anche la cifra da donare.